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La tratta degli schiavi

La tratta degli schiavi

30.07.2012 (Cape Coast / Ghana)

Cape Coast è oggi un'accogliente cittadina sulla costa. L'Atlantico si presenta in tutta la sua bellezza e forza su ampie spiagge dominate da palme. Ovunque ci sono baretti con musica a tutto volume e un ambiente festivo. Lungo le strade bancarelle con cibo e merce di ogni genere rendono la cittadina molto vivace. Non è però sempre stato così. I fantasmi del passato infestano la città e la sua storia. Alla fine del quindicesimo secolo, i colonizzatori portoghesi la pattezzarono Cabo Corso, il più grande polo della tratta di schiavi dell'Africa dell'Ovest. Da qui enormi navi partivano per le Americhe cariche di schiavi provenienti anche dal Burkina Faso e dall'ancora più lontano Niger. Nell'attesa dell'estenuante viaggio oltre oceano, che poteva durare dai 18 mesi ai tre anni, venivano tenuti prigionieri nel castello di Cape Coast e in decine di altri forti costruiti lungo la costa del Ghana. Il castello è un forte con imponenti mura bianche affacciato sul mare. Decine di cannoni di grosso calibro scrutano dalla loro posizione privileggiata il mare. Enormi saloni, come l'appartamento del governatore, ricordano l'opulenza di altri tempi. Ma sono i sotterranei e le viscere del forte che fanno dimenticare la bellezza del posto. Spesse mura sono interrotte da stretti portoni che conducono alle celle degli schiavi. I soffitti sono alti e il suolo in terra battuta. Mancano finestre, e le rare presenti conistono in lunghi e stretti opercoli che lasciano passare deboli coni di luce. E' la cella principale degli uomini ad impressionare di più. Una ripida rampa sprofonda sotto terra. Gira una volta a destra e poi a sinistra prima di portare alla prima di 4 enormi celle collegate fra loro. Uno scolo per i liquami attraversa il centro di ognuna. Una targa è affissa all'entrata. Ricorda la visita al castello del 2009 di Barack e Michelle Obama.

 

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